Foto Gruppo Borsisti 2023-2024

Arrivati i 16 nuovi borsisti dell’Accademia di Francia a Roma selezionati per il 2023-2024

Dall’11 settembre il nuovo bando per i borsisti, rivolto a tutti gli artisti, autori e ricercatori internazionali

Continuano anche i programmi di residenza, aperti tutto l’anno

Residenza per artisti, centro di arte multidisciplinare e sito patrimoniale di 7 ettari, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici accoglie ogni anno a Roma quasi settanta creatori e creatrici per soggiorni di ricerca, sperimentazione e creazione, per periodi variabili tra 2 settimane e 1 anno. Sono appena arrivati  i sedici nuovi borsisti (“pensionnaires”) selezionati per l’anno 2023-2024. Gli artisti, di 4 diverse nazionalità e coinvolti in 9 discipline artistiche e 4 diverse nazionalità sono stati selezionati in base a un concorso annuale che prevede la presentazione di un fascicolo di candidatura e una fase di provini ed  è aperto a tutte le nazionalità e discipline.  I candidati vincitori del bando per quest’anno sono: Pierre ADRIAN (Letteratura), Mali ARUN  (Sceneggiatura), Ismaïl BAHRI (Arti plastiche), Séverine BALLON (Composizione musicale), Hélène BERTIN (Arti plastiche), Alix BOILLOT (Scenografia), Madison BYCROFT (Arti plastiche), Laure CADOT (Restauro di opere d’arte o monumenti), Céline CURIOL (Letteratura), Jean-Charles DE QUILLACQ (Arti plastiche), Ophélie DOZAT (Architettura), Hamedine KANE (Arti plastiche), Kapwani KIWANGA (Arti plastiche), Laure LIMONGI (Letteratura), Morad MONTAZAMI (Storia dell’arte) e Justinien TRIBILLON (Curatela di progetti artistici). I “borsisti”, il cui termine originario proviene dagli artisti inviati in Italia dallo Stato francese a partire dal 1666 (data di creazione dell’Accademia di Francia a Roma), beneficiano di una borsa di residenza, un alloggio e uno spazio di lavoro per un anno occupandosi di nuove progettualità creative, di ricerca e sperimentazione, legate al proprio linguaggio ed argomento di interesse. A partire da questa stagione, saranno Cecilia Canziani e Ilaria Gianni le curatrici che seguiranno i nuovi pensionnaires nel loro percorso artistico, un itinerario che prevede una prima esposizione dei loro lavori multidisciplinari durante la tradizionale “Notte Bianca” di Villa Medici, in programma il 23 novembre; una serie di concerti, letture, conferenze, performance ed eventi che saranno presentati sotto forma di “carte blanche” ai borsisti e coinvolgeranno artisti ospiti internazionali; un evento espositivo di fine anno, momento culminante della stagione estiva, che offrirà una panoramica della diversità delle discipline rappresentate e degli incroci fecondi che si creano nel corso dell’anno tra i progetti dei borsisti. A partire dall’11 settembre sarà invece online il nuovo bando per partecipare al concorso dei Borsisti, rivolto ad artisti, autori e autrici, ricercatori e ricercatrici già affermati, francofoni, senza criteri di nazionalità. È possibile candidarsi per tutte le discipline artistiche: musica, creazione letteraria, architettura e design, arti plastiche e visive, cinema, coreografia, messa in scena… nonché storia e teoria delle arti o restauro delle opere d’arte o dei monumenti. Al termine del concorso, sedici artisti saranno selezionati per una residenza a Villa Medici da settembre 2024 ad agosto 2025. Il termine per presentare le candidature è fissato al 23 ottobre.Tutte le informazioni sono disponibili sul sito https://www.villamedici.it/concorso-di-selezione-borsisti/ Sono sempre attuali a Villa Medici anche i nove programmi di residenza che offrono soggiorni compresi tra 2 settimane e 6 mesi, accessibili tramite bandi per la presentazione di candidature lanciati durante l’anno e la cui selezione è effettuata da una commissione in base a richiesta scritta.Attualmente, fino a dicembre, sono 24 i residenti accolti negli spazi dell’Accademia di Francia a Roma. Si tratta di: Marie ROBERT (Storia dell’arte), Martin PLANCHAUD (Creazione, produzione & sperimentazione culinaria), Éléonore MARANTZ (Storia dell’arte), Jérémy GRIFFAUD (Creazione digitale), Coline SUNIER & Charles MAZÉ (Design), Dana-Fiona ARMOUR (Arti visive), Mario Zamora PÉREZ (Storia dell’arte), Thomas FLAHAUT (Letteratura), Marc GROS CANNELLA (Composizione musicale), Elizaveta FALKOVA (Storia dell’arte), Olivier VADROT (Scenografia), Rose VIDAL (Arti visive / letteratura), Vincenzo MANCUSO (Storia dell’arte), Julie MICHELIN (Fumetto), Alice BRYGO (Arti visive / Cinema), Francesca ROMANA POSCA (Storia dell’arte), Geoffrey RIPERT (Storia dell’arte), Théo DE LUCA (Storia dell’arte), Emii ALRAI (Arti visive), Lucile LITTOT & Markos MAZARAKIS (Arti visive / musica), Sarra MEZHOUD (Storia dell’arte), Léonie PERNET (Composizione musicale). 
I BORSISTI 2023 / 24
Pierre AdrianLetteratura Pierre Adrian (Francia, 1991) è uno scrittore. Nel 2015, ha pubblicato il suo primo libro, La Piste Pasolini, un racconto di viaggio iniziatico sulle tracce del poeta e regista italiano, per il quale ha ricevuto il Prix des Deux-Magots e il Prix François-Mauriac dell’Académie française. Pierre Adrian ha poi pubblicato Des Âmes simples (Prix Roger-Nimier), Le Tour de la France par deux enfants d’aujourd’hui (con Philibert Humm) e Les Bons garçons, anch’essi pubblicati dalla casa editrice Éditions des Équateurs. Nel 2022, il suo romanzo Que reviennent ceux qui sont loin è stato pubblicato dalle edizioni Gallimard. Alla sua uscita, Marine Landrot ha scritto su Télérama: “Sono rari gli scritti così limpidi ed elaborati, capaci di suscitare un’emozione che rasenta le lacrime”. Formatosi come giornalista, appassionato di calcio e di ciclismo, Pierre Adrian è cronista al giornale L’Équipe dal 2016. A Villa Medici, Pierre Adrian cerca di scolpire un libro nel marmo di Carrara. Seguendo il percorso del marmo, soffermandosi sull’essenza stessa del minerale e sul suo sfruttamento da parte dell’uomo, vuole scrivere un romanzo in cui si intrecciano la storia dei luoghi, la lotta politica ed ecologica nel cuore di una montagna ferita, un paradiso diventato un inferno bianco. La cava sarà il luogo della fantasia e della segretezza, della creazione e della distruzione, della schiavitù e della resistenza, delle più belle ambizioni dell’uomo e di quelle più svilenti. Raccontando il marmo di Carrara, cerca di scrivere la pietra, il territorio dell’immaginario, “immutabile nell’inesauribile, come la poesia”, secondo le parole dello scrittore francese Roger Caillois. *** Mali ArunSceneggiatura Mali Arun (Francia, 1987) è un’artista video e regista. Il suo lavoro si colloca tra la fiction, il documentario e il video d’arte, e si interroga ed esplora spazi ai margini, in movimento o in conflitto. Mali Arun ha esposto in numerosi luoghi e festival in Francia e a livello internazionale, tra cui il Palais de Tokyo (Parigi) nel 2019, il Foam Museum (Amsterdam) nel 2020 e la Biennale di Lione nel 2022. Si è diplomata all’École nationale supérieure des Beaux-Arts di Parigi nel 2013 e ha vinto il Grand Prix du Salon Montrouge nel 2018. A Villa Medici, Mali Arun scrive la sceneggiatura di un film, un saggio documentario di formato lungo, che mescola realtà e finzione. Questa storia racconterà la sua vicenda familiare e quella dei suoi antenati: è cresciuta in una famiglia divisa tra Francia, Germania, Turchia, Thailandia e Cina. Tutti i membri della sua famiglia sono stati in esilio, sia da parte di madre che di padre, per più di tre generazioni. Tutti vivono lontani dalle loro radici; tutti hanno riscritto la loro storia, reinventato la loro identità e il loro territorio, per ragioni personali, storiche ed economiche. Questo film racconta un’epopea complessa e affascinante. Una singolare storia familiare a cavallo tra un XX secolo costellato di guerre e un mondo contemporaneo globalizzato in cui le radici e i punti di riferimento stanno scomparendo a favore del livellamento e della standardizzazione. Il lavoro di Mali Arun si concentra anche sulla comunità cinese di Prato in Toscana, che incarna questi temi di identità, migrazione e globalizzazione, come uno specchio della propria storia. *** Ismaïl BAHRIArti plastiche Ismaïl Bahri (Tunisia, 1978) utilizza il video, il disegno, la scultura o il suono, senza particolari specializzazioni. Si pone come osservatore per mettere in atto un dispositivo di captazione di gesti e di esperimenti empirici, prestando attenzione a “ciò che accade”. Il suo lavoro è interessato al senso che emerge alla periferia dello sguardo, nella presenza del mondo circostante che emerge e si palesa.Le opere di Ismaïl Bahri sono state esposte al Jeu de Paume (Parigi), al Museo Reina Sofia (Madrid), al Centro Pompidou (Parigi), a La Criée (Rennes), a La Verrière (Bruxelles), al Beirut Art Center (Beirut) e alla Staatliche Kunsthalle (Karlsruhe). I suoi film sono stati selezionati in festival come il TIFF (Toronto), il NYFF (New York), l’IFFR (Rotterdam) e il FID (Marsiglia). A Villa Medici, Ismaïl Bahri desidera sviluppare un progetto di ricerca basato sul De rerum natura di Lucrezio. Questo poema serve come punto di partenza per esperimenti scultorei, grafici e, soprattutto, cinematografici. Tra indagini in studio e ricerche all’esterno, la residenza inaugura un periodo di fermentazione favorevole all’osservazione quotidiana dei fenomeni naturali. La metodologia empirica proposta dal poema, a diretto contatto con gli elementi, attiverà diverse vie di ricerca e di speculazione. *** Séverine BALLONComposizione musicale Séverine Ballon (Francia, 1980) è compositrice e violoncellista. Queste due attività si alimentano a vicenda nella sua ricerca musicale. Nel suo lavoro di interprete, predilige le collaborazioni con i compositori, nell’intimità della fabbrica musicale. Ha eseguito in prima assoluta assoli e concerti di Rebecca Saunders, Chaya Czernowin, Mauro Lanza, Philippe Leroux e Francesca Verunelli, tra gli altri. Ha studiato composizione alla Musikhochschule di Friburgo con Johannes Schöllhorn e violoncello alla Hochschule für Musik di Berlino e Lubecca con Joseph Schwab e Troels Svane.Vincitrice del concorso Luc Ferrari nel 2019, nel 2021 ha composto la performance letteraria Je suis honorée d’être née dans ta tête, su testi di Babouillec. Tra i progetti recenti figurano un lavoro per violoncello ed elettronica per il festival Transit (Leuven, 2022) ed uno per violoncello e clarinetto per le musiciste Åsa Åkerberg e Shizuyo Oka (Ensemble Recherche).Ha composto per il cinema due musiche originali di lungometraggi del regista João Pedro Rodrigues: L’Ornithologue (2016) e Où est cette rue? (2022), co-diretto con João Rui Guerra da Mata. Il suo album da solista Solitude è stato pubblicato per l’etichetta Aeon/Outhere e il suo primo album come compositrice, Inconnaissance, per l’etichetta All That Dust. A Villa Medici, il suo progetto riunisce due ricerche portate avanti in parallelo da diversi anni: la prima esamina il canto come memoria, materia e stato; la seconda si basa sull’incontro e la condivisione nel contesto dei laboratori musicali organizzati nei luoghi di accoglienza e di ospitalità per i più svantaggiati. I canti e i racconti raccolti durante questi workshop daranno vita a un affresco musicale che metterà in discussione ciò che differenzia il canto dalla parola. *** Hélène BERTINArti plastiche Hélène Bertin (Francia, 1989) rivendica un “approccio deliberatamente bastardo” messo in atto sia come artista che come ricercatrice. Vive a Cucuron in Francia e sviluppa la sua pratica tessendo legami e impegnandosi in avventure lavorative con persone appassionate, attivando sempre la nozione di alterità.Invertendo ogni lettura disciplinare, l’artista si avvicina al gesto e al materiale come strategie per riunire le pratiche. Nelle sue mostre, questa mescolanza di diverse tipologie di oggetti e posture crea una narrazione collettiva. Nei suoi libri, si concentra su personalità marginali per trasportare e trasmettere storie parallele. Per Hélène Bertin, la relazione sensibile con i fatti della vita e del lavoro si svolge nella cooperazione tra i “regni” di ciascuno. A forgiare questa visione dell’arte è stato l’incontro con la pratica dell’artista Valentine Schlegel, a cui ha dedicato un libro bio-monografico nel 2017, rinnovando radicalmente lo sguardo su questa artista. A Villa Medici, Hélène Bertin porta avanti un progetto dedicato alla figura del raccoglitore selvatico, attorno al quale si articolano tre approcci: la raccolta dei gesti dei raccoglitori nelle campagne romane, l’osservazione partecipante della Tammurriata – una danza tradizionale campana – come tentativo di liberazione del gesto, nonché la propria raccolta di materiali per future sculture. Mentre in passato la raccolta selvatica poteva essere associata a uno stile di vita basato sulla raccolta di risorse naturali facilmente disponibili, oggi assume una dimensione arcaica, anticonvenzionale e anarchica e costituisce una tenace resistenza al progresso. La raccolta può quindi essere una pratica di sopravvivenza, una sfida, come un gioco finale. *** Alix BOILLOTScenografia Alix Boillot (Francia, 1992) progetta sculture, installazioni, scenografie, performance ed edizioni. Si è diplomata all’École nationale supérieure des Arts Décoratifs di Parigi. Crea opere effimere e raccoglie le tracce, le reliquie di ciò che definisce la nostra umanità, con una preferenza per ciò che non ha altro valore che quello che vi si accorda: l’immaginario, il simulacro, la credenza, l’immateriale. Su una scala diversa, progetta spazi potenziali e non redditizi che concede di abitare: il vuoto diventa un invito.Il suo lavoro è stato presentato alla Ménagerie de Verre (Parigi), alla SUBS (Lione), alla Fondation Ricard (Parigi), alla chiesa di Saint Ignace durante la Notte bianca (Parigi), alla Plastique Danse Flore (Versailles), al CND (Pantin), al CNDC (Angers), al Festival d’Automne (Parigi) e al Festival di Avignone.Tra le numerose collaborazioni, ha lavorato con César Vayssié, Ivana Müller, Ola Maciejewska, Robert Cantarella, Dominique Gilliot, Anaïs de Courson, Émilie Labédan, Julien Lacroix.  A Villa Medici, Alix Boillot approfondisce la sua ricerca sull’acqua e sui contenitori (naturali o artificiali) che ne definiscono la forma. Dai laghi alle fontane, l’acqua si deposita pesantemente, orizzontalmente. La sua ricerca si estende all’acqua che trabocca da questi limiti razionali: l’acqua santa, quella dei riti di tutte le religioni; l’acqua delle sorgenti che irriga numerosi miti; le anime umide e commoventi della malinconia. Roma, nata dal Tevere e maestra nella gestione delle acque, Villa Medici, i suoi giardini e le sue vasche, le cerimonie del vicino Vaticano, costituiscono un terreno ideale di ricerca e sperimentazione per avvicinarsi a questo corpo poetico e politico. Emergeranno sculture che scorrono e si erodono. *** Madison BYCROFTArti plastiche Madison Bycroft (Australia, 1987) vive e lavora a Marsiglia. Laureatə alla University of South Australia e al Piet Zwart Institute di Rotterdam, lavora con video, scultura e performance. La ricerca di Madison Bycroft si estende alle forme di lettura e scrittura, di espressione e rifiuto, esplorando il modo in cui potremmo reimmaginare la “lettura” (nel suo senso esteso) e la comprensione, non come risultato, ma come relazione.Madison Bycroft ha presentato il suo lavoro a Beirut, Singapore e New York, oltre che in Francia al CAC Brétigny, alla Biennale di Rennes e al Palais de Tokyo. Nel 2022, diversi progetti di performance l’hanno portatə a presentare il suo lavoro nell’ambito della fiera Art Basel in Svizzera, nei giardini botanici di Cordova o ancora al MAXXI dell’Aquila. Più recentemente, ha presentato Joystick, un videogioco creato in collaborazione con Ubisoft. A Villa Medici, Madison Bycroft sta conducendo un progetto di ricerca in tre parti per sviluppare un progetto cinematografico intitolato Cena Trimalchio, un adattamento dei frammenti 28-79 del Satyricon di Petronio. La prima parte della ricerca si concentra sull’eleganza romana ai tempi di Nerone e Petronio e comprende uno studio del Satyricon. La seconda parte si concentra sulla tavola e sul banchetto, mentre la sezione finale riguarda l'”augure”, un’antica figura romana in grado di interpretare i fenomeni casuali come presagi. L’attenzione all’orizzonte, il pensiero orientato all’obiettivo, le narrazioni erranti e il disorientamento collegheranno queste diverse indagini. *** Laure CADOTRestauro di opere d’arte o monumenti Laure Cadot (Francia, 1980) è una conservatrice-restauratrice specializzata nel trattamento di materiali organici e in particolare di resti umani. È laureata in storia dell’arte, museologia e ricerca applicata presso l’École du Louvre, nonché in conservazione-restauro e conservazione preventiva (Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne) e da quindici anni lavora come curatrice freelance per collezioni pubbliche francesi ed europee. Le ricerche sullo stato e la conservazione delle collezioni di resti umani l’hanno portata a lavorare su questi temi ancora poco conosciuti all’interno del dipartimento di archeologia ed etnografia del Centro di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia e a trattare regolarmente l’argomento in articoli per riviste specializzate e libri. Come un’estensione della sua ricerca e della sua pratica professionale, la residenza di Laure Cadot a Villa Medici si propone di raccogliere e porre le basi metodologiche di un campo dalle molteplici ramificazioni e dalle problematiche complesse. Parallelamente alla ricerca bibliografica, incontri e interviste con diversi attori italiani coinvolti in queste particolari collezioni (curatori, restauratori, antropologi, archeologi, ecc.) permetteranno di confrontare gli approcci francesi e italiani per definire le caratteristiche comuni e le particolarità di questo settore, in rapida evoluzione dall’inizio del decennio, in particolare attraverso le questioni della restituzione e del rispetto del corpo umano nelle istituzioni culturali. Questo lavoro avrà lo scopo di proporre orientamenti pratici adattati alle sensibilità e alle peculiarità di ciascuna tipologia in base alla loro materialità, provenienza, datazione, tecnica di preparazione, storia del patrimonio, ecc. e ai loro usi scientifici per una migliore gestione di questo patrimonio fragile e prezioso a più di un titolo. *** Céline CURIOLLetteratura Céline Curiol (Francia, 1975) è scrittrice e saggista. Ha pubblicato una dozzina di libri, tra cui Voix sans issuePermissionL’Ardeur des pierresUn quinze août à Paris – histoire d’une dépressionFinir par l’éternité e Les lois de l’ascension, molti dei quali sono stati tradotti all’estero. Collabora regolarmente con riviste e collane di letteratura e scienze umane. Laureata all’École nationale supérieure des techniques avancées e alla Sorbonne, è stata reporter all’estero per oltre dieci anni prima di tornare a vivere in Francia, dove insegna scrittura creativa e comunicazione scritta.Il progetto di ricerca e scrittura che porta avanti a Villa Medici ruota attorno alle figure della medusa e della gallina. Si concentra su situazioni ed opere d’arte in cui entrambe sono emerse come risultato delle loro relazioni e del loro conflitto con un essere umano. Utilizzando il termine guida “frangia”, Céline Curiol esamina ciò che è fuorilegge, l’invasivo, il mostruoso. È all’interno di un romanzo-racconto che la scrittura di questo progetto si sforzerà di avere luogo, là dove dovrebbero apparire tre donne fittizie, ognuna delle quali si evolve a distanze diverse dal cuore di Roma – e da quello dell’autrice -, dalla e dalle loro nature. I temi di questo lavoro saranno poetici e politici, nonché ecologici, femministi e umoristici. *** Jean-Charles DE QUILLACQArti plastiche Jean-Charles de Quillacq (Francia, 1979) sviluppa insiemi di sculture allo stesso tempo organiche e astratte, concettuali e feticiste, che presenta invitando altri a partecipare ai loro protocolli espositivi. Ha prodotto diverse performance, tra cui Transport Amoureux al Triangle France nel 2018 e Fraternité Passivité Bienvenue al Palais de Tokyo nel 2016.Al suo lavoro sono state dedicate diverse mostre personali, in particolare nel 2021 ad Art 3 Valence, nel 2020 alla galleria Marcelle Alix, che lo rappresenta, a Bétonsalon nel 2019 e a La Galerie, centre d’art contemporain de Noisy-le-Sec nel 2018. Ha recentemente esposto al Bemis Art Center (Omaha, USA), al Museo d’Arte Moderna di Parigi, al Palais de Tokyo, alla Biennale Matter of Art di Praga e all’ultima Biennale di Rennes. Jean-Charles de Quillacq si è diplomato all’École des Beaux-Arts di Lione e ha proseguito la sua formazione artistica alla Weißensee Kunsthochschule di Berlino e alla Rijksakademie di Amsterdam, di cui è stato residente nel 2010 e 2011. Attraverso le sue sculture, Jean-Charles de Quillacq interroga il rapporto con il corpo, di cui mostra la penetrabilità e la porosità rispetto alle nostre economie capitalistiche. Per il suo progetto a Villa Medici, si interessa al concetto italiano di morbidezza. Mentre il termine francese “morbide” ha sempre una connotazione patologica, la derivazione italiana di morbidezza nel XVI secolo si evolve piuttosto verso un apprezzamento positivo della morbidezza, contestualmente alla rappresentazione di un nuovo corpo, molto più giovane e di tipo indistinto. La mollezza di questi corpi rinascenti è legata al modo in cui pensiamo il nostro rapporto con il mondo, e il progetto di Jean-Charles de Quillacq mira a dispiegare tutto il potenziale positivo dell’essere morbidi, se si accolgono logiche diverse da quelle convalidate dai nostri regimi capitalistici. *** Ophélie DOZATArchitettura
Ophélie Dozat (Francia, 1993) è architetta, insegnante e ricercatrice. Laureata nel 2018 all’ENSA di Versailles e all’EHESS, sta svolgendo un dottorato di ricerca in architettura presso l’École nationale supérieure d’architecture de Versailles (ENSA-V) e l’Università di Cergy-Pontoise con una ricerca che si interroga sul ruolo estetico del muro di contenimento nella costruzione dei paesaggi.Formatasi presso 2A+PA (Roma) e DOGMA (Bruxelles), nel 2022 ha co-fondato il suo studio di architettura MATERRA a Parigi. La sua pratica si sviluppa intorno a un’analisi rigorosa degli ambienti abitati e naturali, con il forte intento di mettere in relazione l’architettura con il suo terreno. Insegnante all’ENSA-V, collabora anche a progetti di ricerca sulla pianificazione territoriale e urbana, che sono stati esposti alla Biennale di Architettura e Biennale del Paesaggio (2019) o al Pavillon de l’Arsenal con il progetto Scénarios Futurs, vincitore del concorso FAIREPARIS (2020).  Il suo progetto per Villa Medici, intitolato Substruction, propone una rilettura dei muri di contenimento di Roma, considerandoli come oggetti estetici dello spazio urbano, supporti di narrazioni e interazioni collettive. Attraverso un’indagine sui muri di contenimento della città e la produzione di oggetti metaforici ad essi ispirati, il suo progetto mira ad appropriarsi di questi muri che ci circondano nel tentativo di qualificarli e reinscriverli nel campo dell’estetica. Da struttura ingegneristica a opera d’arte, il muro di contenimento va oltre la sua funzione tecnica iniziale, come elemento tangibile che apre nuove potenzialità abitative nello spazio urbano. *** Hamedine KANEArti plastiche Hamedine Kane (Mauritania, 1983) è un artista e regista senegalese che vive tra Dakar, Bruxelles e Parigi. Il suo lavoro si concentra sull’esilio, l’erranza, l’eredità e la consapevolezza che deriva dalle esperienze politiche post-indipendenza di alcuni Paesi africani. Si interroga sulla loro storia recente, in particolare quella del Senegal, e ne racconta gli sconvolgimenti e le aspirazioni intorno alle nozioni di afro-nostalgia e afro-utopia. Hamedine Kane si interessa anche all’influenza della letteratura africana, afroamericana e afrodiasporica sull’impegno politico, sociale e ambientale.Hamedine Kane ha recentemente partecipato a numerosi festival e biennali in Francia e a livello internazionale, come le Biennali di Dakar e Berlino nel 2022, la Biennale di Momenta nel 2021, la Biennale di Taipei nel 2020 e a numerose mostre nell’ambito della stagione culturale Africa2020 in Francia. A Villa Medici, Hamedine Kane porta avanti un progetto di ricerca su tre grandi scrittori afroamericani esiliati a Parigi nella seconda metà degli anni Quaranta: Richard Wright, Chester Himes e James Baldwin. Il suo progetto prende la forma di una ricerca-azione sulla modalità dell’indagine speculativa attenta ai “saperi situati”, e si basa sulle testimonianze di ricercatori, critici letterari, editori, storici, teorici, geografi, specialisti della città, guide turistiche così come albergatori, abitanti e proprietari di luoghi di vita e di festa. Seguendo quella che l’antropologa Anna Tsing chiama “l’arte di osservare”, questa composizione di testimoni costituirà la base di un lavoro in cui Hamedine Kane valorizzerà le narrazioni dei cosiddetti romanzi di protesta dei tre scrittori, attenti all’esperienza della violenza vissuta e subita e al rifiuto della designazione che vengono espressi nelle loro opere. *** Kapwani KIWANGAArti plastiche Kapwani Kiwanga (Canada, 1978) è un’artista franco-canadese che vive e lavora a Parigi. Kiwanga ha studiato antropologia e religione comparata alla McGill University di Montréal e ha studiato arte all’École des Beaux-Arts di Parigi.Nel 2022 ha ricevuto lo Zurich Art Prize (CH). Ha vinto il Premio Marcel Duchamp (FR) nel 2020, il Frieze Artist Award (USA) e il Sobey Award for the Arts (CA) nel 2018. Rappresenterà il Canada alla 60ª Biennale di Venezia nel 2024. Kiwanga è rappresentata dalla Galerie Poggi di Parigi, dalla Goodman Gallery di Johannesburg, Città del Capo e Londra e dalla Galerie Tanja Wagner di Berlino. A Villa Medici, porta avanti Remédiations, un progetto performativo che affronta il tema della tossicità e che è ancorato alla storia di Roma, dell’Italia e non solo. Le terre tossiche o contaminate possono essere curate, così come le nostre abitudini tossiche possono essere modificate per essere più sane. Alcuni veleni hanno degli antidoti: qui si esercita una doppia forza. Una forza che espone le strutture e le ragioni per cui ci stiamo avvelenando, ma anche i gesti e le forme che ci permettono di recuperare e forse rimediare al nostro mondo tossico.La proposta dell’artista si inserisce nella continuità dei suoi gesti artistici o “strategie di uscita”, opere che ci invitano a moltiplicare le prospettive per affinare la nostra visione delle strutture esistenti e per immaginare il futuro in modo diverso. Remédiations mira quindi a denunciare la tossicità ambientale che caratterizza la nostra realtà attuale, ma anche altre forme di tossicità sociale e strutturale. *** Laure LIMONGILetteratura Laure Limongi (Francia, 1976) sviluppa un lavoro transdisciplinare che intreccia legami con la musica, la performance e le arti visive, ma anche con la storia e la scienza. La predilezione di Laure Limongi per l’indagine, la parola, l’espressione e i linguaggi si esprime attraverso diversi gesti artistici. Scrive libri – romanzi, documentari, saggi, poesie – e li mette in scena sotto forma di conferenze performative. Tra le sue ultime opere pubblicate, il dittico Ton cœur a la forme d’une île e On ne peut pas tenir la mer entre ses mains (Grasset, 2019 e 2021), nonché la raccolta J’ai conjugué ce verbe pour marcher sur ton cœur (L’Attente, 2020). Appassionata di odissee collettive, Laure Limongi sviluppa collaborazioni artistiche e insegna scrittura creativa all’École nationale supérieure d’arts de Paris-Cergy, dopo essere stata editrice per una quindicina d’anni e aver co-diretto il Master in scrittura creativa a Le Havre. A Villa Medici, Laure Limongi porta avanti il progetto Le Service des Panacées, costruito intorno a tre proposte tra scrittura e performance. Attraverso il dirottamento di strumenti e simboli medici, Laure Limongi intende proporre delle performance partecipative il cui scopo sarà quello di prescrivere dei libri. In pubblico o in consultazione privata, uno o più libri, con il loro dosaggio, saranno proposti come risposta all’enunciazione di un “disturbo”. Parallelamente, Laure Limongi scrive un romanzo che incarna questo approccio – il libro come panacea – e che si svolge nell’Italia medievale, nel cuore della Scuola di Salerno. Questi tre gesti (performance, scrittura di un romanzo, classificazione) rispondono al desiderio di proporre una forma che ripensi la cronologia basandosi sullo scambio, sulla materia viva, sulla storia italiana, sul palinsesto… perché cosa c’è di meglio di un libro per sottrarsi alla tirannia della temporalità? *** Morad MONTAZAMIStoria dell’arte Morad Montazami (Francia, 1981) è storico dell’arte, editore e curatore. Dopo aver lavorato alla Tate Modern (Londra) tra il 2014 e il 2019 come curatore per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha sviluppato la piattaforma editoriale e curatoriale Zamân Books & Curating, che esplora e rivaluta le modernità arabe, africane e asiatiche. Ha scritto numerosi saggi su artisti come Zineb Sedira, Walid Raad, Latif Al Ani, Faouzi Laatiris, Michael Rakowitz, Mehdi Moutashar o Behjat Sadr e ha organizzato mostre come Bagdad Mon Amour, Institut des cultures d’Islam, Parigi, 2018; New Waves: Mohamed Melehi and the Casablanca Art School, The Mosaic Rooms, London & MACCAL, Marrakech & Alserkal Arts Foundation, Dubai, 2019-2020; Douglas Abdell: Reconstructed Traphouse, Cromwell Space, Londra, 2021; Monaco-Alexandrie. Le Grand détour. Villes-mondes et surréalisme cosmopolite, Nouveau Musée National de Monaco, 2021-2022. Il progetto di Morad Montazami a Villa Medici mira a portare a termine due libri e un progetto espositivo. Il primo libro, concepito come un saggio personale, Modernités cosmogoniques ou Pétro-modernités: pour une écriture alternative du modernisme, è una panoramica di figure (pittori, scultori, cineasti, poeti del XX secolo, da Baghdad ad Algeri, passando per Il Cairo, Roma e Parigi), per le quali il petrolio diventa una matrice cosmogonica, legata tanto alla terra come giacimento naturale quanto alla politica attraverso colpi di Stato e altre rivoluzioni. La seconda opera, concepita come libro collettivo/catalogo espositivo, Routes cosmogoniques: une histoire visuelle post-pétrole, è una panoramica di fotografi (contemporanei), videoartisti e operatori digitali che si occupano della transizione energetica, della sopravvivenza degli ecosistemi, della resistenza all’urbanesimo sfrenato o alla colonizzazione militare-industriale. *** Justinien TRIBILLONCuratela di progetti artistici Justinien Tribillon (Francia, 1989) è curatore, scrittore ed editore, il cui lavoro abbraccia diversi media e discipline: scienze sociali, fotografia, architettura e storia. Nel 2021 ha presentato alla Biennale di Architettura di Venezia la mostra “Welcome to Borderland” sulla migrazione delle piante. Nel 2023 cura e produce “Jachères”, un’esplorazione dei terreni incolti urbani e periurbani della Francia settentrionale attraverso l’arte, il design e l’architettura.Justinien Tribillon ha conseguito un dottorato di ricerca in pianificazione urbana presso la Bartlett School of Planning, University College di Londra, ed è autore di una tesi sul Boulevard périphérique di Parigi come artefatto sociotecnico. Cofondatore di Migrant Journal, una rivista in sei numeri che esplora la migrazione in tutte le sue forme, contribuisce oggi come giornalista e critico di architettura a diverse pubblicazioni tra cui The GuardianThe Architectural Review, AOC. A Villa Medici, Justinien Tribillon prosegue le sue ricerche sul tema ricco e complesso del parrucchino, in vista della realizzazione di una mostra dedicata a questa pratica. Lo strano nome di “parrucchino” si riferisce all’attività dell’operaio svolta durante l’orario di lavoro, con gli strumenti e i materiali dell’azienda, finalizzata a realizzare oggetti o riparazioni per sé. Atto clandestino, talvolta tollerato dalla direzione, il parrucchino viene il più delle volte nascosto e redarguito fino al licenziamento. Si tratta di una pratica diffusa, ma poco conosciuta e documentata. La residenza di Justinien Tribillon a Roma consentirà una riflessione speculare tra Francia e Italia. Il progetto espositivo vedrà un dialogo tra la ricerca storica e gli interrogativi attuali sul nostro rapporto con il lavoro. Offre inoltre sfide particolarmente stimolanti dal punto di vista intellettuale e curatoriale: come far emergere una pratica subalterna senza istituzionalizzarla? Come mettere in discussione una pratica piuttosto che una raccolta di oggetti nello spazio?
ICONOGRAFIA È possibile scaricare una selezione di immagini libere da diritti questo link.  CREDITI FOTOGRAFICI DEI RITRATTI Pierre Adrian: © Francesca Mantovani
Mali Arun: © Vanessa Moselle
Ismaïl Bahri: © Isabelle ArthuisSéverine Ballon: © Pauline Rühl-Saur
Hélène Bertin: © Samuel Domingo
Alix Boillot: © Antoine LegondMadison Bycroft: © Madison Bycroft
Laure Cadot: © Laure Cadot
Céline Curiol: © Isabelle LionJean–Charles de Quillacq: © Jean–Charles de Quillacq
Ophélie Dozat: © Arthur Crestani
Hamedine Kane: © Hamedine KaneKapwani Kiwanga: © Bertille ChéretLaure Limongi: © Stéphanie Solinas
Morad Montazami: © Morad Montazami
Justinien Tribillon: © Cécile Trémolières
Testo alternativo
Fondata nel 1666 per volontà di Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione francese che dal 1803 ha sede a Villa Medici, un edificio risalente al XV secolo circondato da un parco di sette ettari sul colle Pincio, nel cuore di Roma.L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione pubblica nazionale sotto la tutela del Ministero della Cultura francese che persegue oggi tre missioni principali: accogliere in residenza artisti, creatori e creatrici e storici dell’arte di spicco per soggiorni brevi o annuali; promuovere un programma culturale e artistico rivolto al grande pubblico in grado di integrare tutte le forme d’arte e i campi della creazione artistica; conservare, restaurare, studiare e valorizzare le sue collezioni e il suo patrimonio architettonico e paesaggistico.L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è diretta da Sam Stourdzé. 
Il bando di selezione dei borsisti Ogni anno, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici organizza un concorso internazionale di selezione dei borsisti secondo un criterio di eccellenza. Il concorso è rivolto ad artisti, creatori e creatrici, ricercatori e ricercatrici affermati francofoni e senza criteri di nazionalità. È possibile candidarsi in tutte le discipline della creazione artistica e delle professioni artistiche, così come della storia e della teoria delle arti, del restauro di opere d’arte o monumenti. Le candidature vengono esaminate da una giuria composta da personalità qualificate, nominate ogni anno dal ministero della Cultura francese. Il concorso si svolge in due tappe: una prima fase di analisi dei dossier di candidatura e una seconda fase di audizione dei candidati e delle candidate preselezionati. Le informazioni relative alle modalità e alle date del prossimo bando sono disponibili nella sezione “Borsisti e residenti” del sito di Villa Medici. Tra gli ex borsisti di Villa Medici troviamo numerosi vincitori del premio Marcel Duchamp, tra i quali: Lili Reynaud-Dewar (promozione 2018-2019, vincitrice del premio nel 2021), Éric Baudelaire (promozione 2017-2018, vincitore nel 2019), Clément Cogitore (promozione 2012-2013, vincitore nel 2018), Laurent Grasso (promozione 2004-2005, vincitore nel 2008) e Melik Ohanian (promozione 2003-2004, vincitore nel 2015).La lista degli ex borsisti è disponibile a questo link. 
 Accademia di Francia a Roma — Villa MediciViale della Trinità dei Monti, 1 – RomaInfoline: +39 06 67611Sito web ufficiale: villamedici.it

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