a cura di Maria Antonietta Schiavina
La sua voce perfetta, ricca, virtuosa, senza bisogno di microfono, incanta fin dalle prime parole chi ascolta “Le memorie di Ivan Karamazov”, storia dei fratelli di Fëdor Dostoevskij. riletta e riscritta drammaturgicamente da Orsini con Luca Micheletti. Siamo stati ad ascoltare questa magia al teatro Vascello di Roma, dove lo spettacolo ( la prima è stata il 10 ottobre con il pubblico in visibilio), resterà ancora qualche giorno, per la gioia degli spettatori di vecchia data, ma anche con l’entusiasmo dei giovani, venuti ad ascoltare il Maestro Umberto Orsini che, allo splendido traguardo di 89 anni, è arrivatp a piedi in teatro, passando nel foyer come uno spettatore qualsiasi, mentre il pubblico in attesa lo salutava ma senza distrarlo, senza “violare” quel momento magico che separa un attore dall’entrata in palcoscenico per darsi anima e corpo al suo personaggio. E’ la terza serata di uno spettacolo, che ha aperto la stagione al Teatro Vascello di Roma e la sala, un bero peccato, non è sold out. Ma il pubblico presente è di quelli che non farà suonare il cellulare e non si distrarrà nemmeno un minuto dalla performance di un mito che da solo, in una scenografia con effetti ben studiati, alterna rabbia e tristezza, racconto e movimenti continui sulla scena, senza mai un cedimento o un momento sottotono. Settanta minuti continui. Il personaggio e il racconto, fra il silenzio che aleggia fra gli spettatori, incantati da un grande testo e un grande, uno dei pochi rimasti, principi della scena. Applausi e ovazioni al termine dello spettacolo, tre chiamate sul palco, Lui, sempre affascinante, che sorride senza dare segni di stanchezza, Lui che ringrazia più volte e poi si allontana, certo di aver dato una grande prova d’attore. Grazie Maestro, è stata una bellissima serata: con i Karamazov e con un interprete di quelli che staresti a sentire per ore, perché il teatro, se è con la T maiuscola, è nutrimento per la mente e il cuore.
Maria Antonietta Schiavina