“Rotta 230°. Ritorno alla Terra dei Padri”
Sulle tracce dell’esodo giuliano dalmata
Martedì 22 ottobre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia a 70 anni dalla data – 26 ottobre 1954 – in cui Trieste tornò a essere italiana
Un viaggio per ricostruire la memoria e rileggere la tragedia dell’esodo giuliano dalmata che ha strappato le radici di tanti italiani, costretti ad abbandonare le coste adriatiche. Alcuni di questi hanno trovato accoglienza a Fertilia, in Sardegna, per iniziare una nuova vita. Da lì, dopo più di 70 anni, l’imbarcazione Klizia, insieme al suo equipaggio comandato dall’ottantaseienne Giulio Marongiu, riparte per un lungo viaggio, per riannodare le fila della storia, per fare ritorno alla terra dei padri. È “Rotta 230°. Ritorno alla terra dei padri” il film di Igor Biddau, prodotto da Gianluca Vania Pirazzoli per Time Multimedia, che Rai Cultura propone martedì 22 ottobre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia a 70 anni dalla data – 26 ottobre 1954 – in cui Trieste tornò a essere italiana.
Il film – presentato in anteprima alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – ripercorre in senso inverso la rotta solcata, nella primavera del 1948, da 13 pescherecci con a bordo 53 famiglie di esuli di Istria, Fiume e Dalmazia che dopo aver dovuto abbandonare la terra in cui sono nati, dopo 20 giorni e 20 notti di navigazione lungo le coste della nostra penisola, hanno raggiunto Fertilia, una piccola città di fondazione incompiuta sorta vicino ad Alghero in Sardegna, facendo germogliare il seme di una nuova vita. Un incontro tra una città senza abitanti ed una comunità senza più una casa.
L’imbarcazione, il Klizia, salpata da Alghero e comandata da Giulio Marongiu, esule da Pola trapiantato a Fertilia, ha raggiunto Chioggia, porto di partenza dei 13 pescherecci, Venezia, Trieste, Muggia ultima città italiana in Istria, e ha poi superato i confini nazionali raggiungendo Capodistria, Pirano e la Slovenia, per dirigersi a Rovigno e Pola, principali città istriane della Croazia.
Il protagonista è proprio Giulio, che – al termine di un lungo viaggio a bordo della sua imbarcazione – ha rivisto per la prima volta la città di Pola abbandonata da bambino, navigando con un equipaggio formato dal figlio Federico e Mauro Manca, fondatori dell’Ecomuseo Egea, Giuseppe Bellu, e Federica Picone, che ha interpretato la Sirena ispiratrice che lo ha condotto nel suo ritorno alla terra natia. Il film è stato scritto da Mario Audino e Igor Biddau, e la voce narrante è quella di Roberto Pedicini, uno dei migliori doppiatori italiani, mentre Alina Person ha dato voce alla Sirena. Le musiche del film sono state create appositamente dal Maestro Pinuccio Pirazzoli, con la performance esclusiva di Isabella Adriani.
Grazie a questo viaggio, destinato a rimanere nella memoria, è possibile far conoscere un meraviglioso esempio di resilienza e di inclusione, quale è stato certamente Fertilia ma più in generale la caratteristica di una intera comunità, quella degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, che ovunque nel mondo si è distinta per la sua grande forza e per la capacità di ricostruire una vita all’indomani della grave tragedia che l’ha colpita.