a cura di Oriano Bertoloni redazione Terza Pagina Magazine

Nerone non diede l’ordine di bruciare parte della città di Roma nel 64, ma ne approfittò per far progettare e costruire, nell’area rasa al suolo, una immensa villa. Dopo il suicidio dell’imperatore, si arrivò ad un progressivo smantellamento del complesso, per far posto a grandi edifici pubblici necessari allo sviluppo della capitale. Il Colosseo, ad esempio, fu costruito dopo aver prosciugato un vasto lago artificiale che costituiva uno dei luoghi più ameni della dimora. I romani dimostrarono, anche in quel caso, di essere più attenti ai simboli della istituzione imperiale che non ai gusti personali del sovrano scomparso. I nuovi imperatori preferirono edificare residenze fuori città, come la splendida Villa Adriana a Tivoli.

Cosa diventarono i resti della Domus Aurea? Un luogo emarginato a rudere, destinato alla scomparsa graduale. Solo il gigantesco padiglione estivo delle feste (300 metri x 190 metri, comprensivo di circa 300 stanze) è rimasto sepolto sotto le Terme di Traiano, senza essere distrutto. Alla fine del Quattrocento alcuni artisti vollero calarsi, in quelle che sembravano grotte, nelle viscere dell’unico edificio rimasto in piedi della sfarzosa reggia neroniana. Raffaello Sanzio, amante dell’antico, vi si impegnò come un moderno archeologo. A lume di torcia, rimase stupefatto dalla scoperta dagli affreschi delle pareti e delle volte nelle stanze, come quelli di Achille a Sciro e di Ettore ed Andromaca.

La novità di alcune figure, dipinte sugli ampi soffitti, prive di discorsi narrativi, riproducenti animali, piante, figure umane deformate, portò alla definizione di “Grottesche”. Quella novità fu un successo, utilizzata in seguito in molte residenze reali e nobiliari. Si arrivò a costruire finte cavità, a forma di grotta, nei giardini dei palazzi pur di dotarle di immagini pittoriche e scultoree al limite del surreale. Famosa la falsa grotta del Buontalenti, nel Giardino di Boboli  (Palazzo Pitti) a Firenze.

La mostra romana ha voluto omaggiare Raffaello, che si ispirò a quegli affreschi quando eseguì i propri lavori in Vaticano. Attraverso un percorso fantastico nella Domus Aurea che ci è rimasta, viene evidenziata la spettacolare “Sala Ottagonale”, uno dei capolavori dell’architettura civile dell’epoca, con l’uso multimediale di proiezioni suggestive, utilizzando tecniche cinematografiche anche tridimensionali. La spregiudicata contaminazione di tecniche visive, fa rivivere la fantasmagorica dimora imperiale con luci e suoni ammalianti.

L’esposizione, inaugurata il 23 giugno del 2021, resterà visitabile fino al prossimo 3 aprile.

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