Hendrik Chistian Andersen era nato in Norvegia. A tre anni emigrò con i genitori negli
Stati Uniti, dove fece molti lavori per poi appassionarsi all’Arte. Dopo essersi affermato
come scultore e pittore, nel 1893 decise di viaggiare in Europa per il chiaro desiderio di
visitare le principali fonti della cultura occidentale. Soggiornò a Parigi, allora centro


propulsivo delle nuove correnti artistiche, per poi stabilirsi a Roma che divenne la sua
terza e definitiva patria. Il perché della scelta è facilmente riscontrabile nella sua
produzione creativa. Affascinato dalla scultura greca e romana, trovò nella città eterna
accoglienza e materiale infinito a cui attingere. Aveva un amore sconfinato per Dante, da


lui definito “Poeta divino”: gli dedicò un bassorilievo (intitolato Dante e Beatrice) che si
può vedere all’esterno della sua casa romana. Fu anche amico di Henry James. La
risultante di queste sue profonde passioni fu un connubio tra Classicismo, Art Nouveau
(in Italia chiamata Arte Libera o Liberty) e lo spirito visionario dei due grandi letterati

Foto SILVIO SCAFOLETTI


citati. Il Razionalismo, favorito in qualche modo anche dal clima architettonico del regime
fascista, votato ad esaltare i propri valori ispirandosi all’antica Roma, fece presa
sull’artista che lavorò per il resto della sua esistenza ad un progetto grandioso, mai
compiutamente realizzato. L’affinità politica con la dittatura non esisteva, poiché
Andersen inseguiva un sogno ben lontano da propositi autoritari e bellicistici. Le sue
idee utopistiche erano indirizzate alla pace tra gli individui e alla esaltazione dell’armonia
e della bellezza. Grazie alla cognata, vedova di suo fratello e molto ricca, l’artista ebbe la
libertà di poter esprimersi in una grande casa studio, detta “Villa Helena”, che alla sua
morte lasciò in dono allo Stato Italiano. E’ possibile comprendere, visitandola, tutta la
potente visione di Andersen, espressa soprattutto in grandi gessi che avrebbero dovuto
essere tramutati in statue in marmo bianco ed una parte in bronzi. Il grandioso progetto
finale avrebbe rappresentato una gigantesca fontana, detta “Della Vita”, anelante alla
“World Art” o Città Perfetta e della Fratellanza. Decine di sculture avrebbero composto
una sorta di immenso altare laico, con fontane e piani da cui l’acqua avrebbe alimentato
una cascata plurima e fascinosa. Molti anche i dipinti e gli affreschi, tra cui uno grande
nel salone principale, che rendono la Casa Museo di Andersen un luogo da consigliare
per una visita. Non è stato un genio e neppure un innovatore ma sicuramente un
sognatore, che comunque nel campo creativo è una qualità da rispettare.
Info per visite: 06 3219089 – dms-rm.museoandersen@governo.it

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