Il romanzo è liberamente tratto da una storia vera accaduta negli anni Trenta e cui accenna Leonardo Sciascia nel romanzo “La scomparsa di Majorana”. Si tratta di un clamoroso errore giudiziario che vide accusato ingiustamente un avvocato, ex deputato socialista, e la moglie quali mandanti dell’uccisione del nipote, arso vivo nella culla. In una Sicilia Fascista e povera si muovono personaggi al limite della depravazione, che compiono gesti scellerati senza averne consapevolezza, vittime essi stessi di un sistema giudiziario inquisitorio e asservito al Potere centrale. Protagonista è Serafina, una ragazzina deprivata culturalmente ed affettivamente, che in un momento di rabbia appicca il fuoco alla culla del bambino che le è stato affidato. Da questo terribile gesto, che subito confessa, nascono una serie di equivoci giudiziari, in quanto la sua confessione viene ritenuta reticente.