TEATRO BELLI DI ANTONIO SALINES
presenta
Gigi Savoia e Francesca Bianco
ne
L’AVARO
DI PLAUTO
versione di Roberto Lerici da Aulularia di Plauto
e con (in ordine alfabetico)
Fabrizio Bordignon Francesca Buttarazzi Giuseppe Cattani
Germano Rubbi Alessandra Santilli Susy Sergiacomo
Roberto Tesconi Paolo Perinelli
scene e costumi Annalisa Di Piero – musiche Francesco Verdinelli
Regia di Carlo Emilio Lerici
DAL 20 AL 23 MARZO
Teatro Marconi
Viale Guglielmo Marconi 698/E
Il vecchio Catenaccio ha scoperto sotto terra nella sua abitazione una pentola piena
d’oro e vive nel costante terrore che gli venga sottratta. Anche quando il suo ricco
vicino Cicorione viene a chiedergli in sposa sua figlia Lucia, Catenaccio sospetta che si
tratti di una manovra per scoprire il suo oro; alla fine però accetta, precisando che
Cicorione prenderà Lucia senza dote e pagherà tutte le spese del matrimonio, previsto
per il giorno stesso. Catenaccio non sa che sua figlia è rimasta incinta di Lupetto, nipote
di Cicorione, e che lui vorrebbe sposarla.
Intanto è arrivato il cuoco chiamato per cucinare il banchetto nuziale, e Catenaccio
sentendolo più volte pronunciare la parola “pentola”, pensa che sia un ladro e lo
malmena. Per sicurezza, però, Catenaccio sposta la pentola nel tempio della dea Fede.
Saetta, servo di Cicorione, vede Catenaccio nascondere la pentola e fa per prenderla,
ma prima che possa farlo Catenaccio la sposta nel bosco sacro al dio Silvano; questa
volta il servo gliela ruba e la nasconde in casa di Cicorione.
Lupetto intanto, ha spiegato a suo zio la situazione ed ha ottenuto il consenso a
chiedere in sposa Lucia. Quando va a parlare con Catenaccio, tuttavia, il vecchio è
disperato perché si è accorto della sparizione della pentola, e tempesta di domande
Lupetto, il quale pensa che il vecchio stia parlando di sua figlia e della sua gravidanza.
Saetta, poi, offre la pentola a Lupetto, cercando di comprarsi la libertà; qui il testo
plautino si interrompe bruscamente…
NOTA DI ROBERTO LERICI Questo Avaro è un uomo che si è ammalato per un possesso
improvviso, quindi quello che conta per lui è il possesso e non l’oggetto del possesso. Da qui la
spinta ossessiva a nasconderlo per non consumare il capitale ideale della propria infelice
sicurezza. Intorno a questo nucleo quasi astratto, nascono i rapporti reali del quotidiano. Figli,
amici, amanti, servi, ovvero vecchi, giovani, anziani che di fronte alla malattia del protagonista
devono vivere controcorrente. Dunque l’avaro nel nostro caso è un “uomo” proprio in quanto
malato, e non un caso patologico per meschina propensione. Perciò il comico di questo avaro è
sempre sull’orlo del dramma. Al di la del riso c’è sempre un uomo che soffre per la propria
condizione.
Questo Avaro è ricostruito liberamente sull’Aulularia di Plauto, ovvero la “pignatta” o la
“pentola”, scritto forse nel II secolo A.C., famoso per essere servito da base per “L’Avaro” di
Moliére. Il testo originale latino, come è noto, manca del quinto atto, quindi dell’intero
scioglimento e della conclusione. Dai cinque versi rimasti del quinto atto, si può intuire che
alla fine il protagonista cede il tesoro perché sua figlia abbia la dote. I personaggi intorno
all’avaro sono in alcuni casi inesistenti. Basti pensare che sua figlia Lucia dice in tutto una sola
battuta pur essendo, come il suo ragazzo Lupo che appare solo al quarto atto, un personaggio
centrale. Pare che alcune scene iniziali, che vedevano loro due in azione, siano andate perdute.
In altre parole si può dire che a parte quattro o cinque scene magistrali, il resto sembra una
traccia, un canovaccio da ricostruire in palcoscenico.
Per tutte queste ragioni ho liberamente ricostruito quello che secondo me mancava, e ho
scritto intere scene nuove, ampliando personaggi e inventando situazioni. Ho usato anch’io il
doppio gioco plautino di fingere il mondo greco per parlare invece apertamente del mondo
romano. Ho usato frammenti, modi, esperienze di costume traendole da Menandro o da altre
commedie di Plauto stesso o da reperti di altre sue commedie andate perdute. Anche nelle
parti inventate ho cercato di mantenere lo spirito d’epoca, senza tentare inutili o massicci
aggiornamenti secondo lo stile in uso attualmente per Plauto. Ho innestato qualche verso di
Catullo, pur sapendo che è fuori epoca, ma trattandosi di un inno nuziale si presume desunto
da un rituale più antico. Ho mantenuto i versi ritmici e le rime per assecondare alcuni
“cantica” del testo, e in linea di massima ho cercato di mantenere anche una certa violenza
verbale, una grevità plebea inevitabile se si vuole dare un’idea anche lontana di come fosse
recepito dal pubblico di allora. Bestemmie e parolacce continue testimoniano di abitudini
aperti non ancora assorbite dalla realtà della città.
Diciamo infine che questo testo è stato molto rielaborato, ma rispetto all’originale crediamo
giusto averlo fatto. Aulularia come ci è rimasta può essere rappresentata solo in latino, come
reperto danneggiato dal tempo.
Personaggi e interpreti:
Gigi Savoia Catenaccio – il vecchio avaro
Francesca Bianco Vinaccia – sua vecchia serva
Francesca Buttarazzi Lucia – figlia di Catenaccio
Paolo Perinelli Cicorione – ricco vecchio
Roberto Tesconi Saetta – servo di Cicorione
Fabrizio Bordignon Lupo – nipote di Cicorione
Giuseppe Cattani Antracite – cuoco
Germano Rubbi Tegame – cuoco
Susy Sergiacomo Cocuzza – musicista e cantatrice
Alessandra Santilli Sellera – musicista
“…una girandola di equivoci e comici assolo. Empatici e incontenibili tutti i protagonisti.”
Teatrionline
“Lo spettacolo, davvero un prodigio di affiatamento tra gli attori che calcavano le scene, è
stato congegnato con grande astuzia…” LaFune.eu
“…una commedia che passa dal vaudeville alla sceneggiata napoletana, che ha divertito la
platea che ha risposto con risate a scena aperta…” Viterbo Post
Orario spettacoli: Da Giovedì al Sabato ore 21.00 – Domenica ore 17.30
Biglietti: Intero 25,00 – Ridotto 22,00 – Under 25 11,00
https://www.bigliettoveloce.it/spettacolo?id=6882&layout=extern&idStruttura=15
Info e biglietteria – 06 5943554 – info@teatromarconi.it – 3757717111 (solo whatsapp)