Se qualcuno volesse scrivere un trattato sulla “Genialità applicata alla pubblicità”, dovrebbe
collocare Armando Testa in un ruolo centrale. Lo si potrebbe affiancare, senza timori di essere
smentito, ai grandi artisti italiani della seconda metà del Novecento. Chi ha avuto la fortuna
come me (o la sfortuna, se dovessimo metterla sul piano dell’età) di vivere la stagione dei
Caroselli televisivi degli Anni Sessanta, sa che cosa intendo.


La Galleria Franchetti alla Cà d’Oro di Venezia, museo prestigioso e vivo, ha allestito una
spettacolare esposizione dedicata al più importante artista pubblicitario nazionale, che ha
saputo lasciare un patrimonio storico immenso. Lo Studio Testa è ancora una macchina
efficiente, capace di continuare proficuamente l’attività del suo fondatore con sedi a Milano,
Torino ed anche all’estero, Stati Uniti compresi.
Nel 1933, a soli vent’anni, Armando vinse il suo primo importante concorso come disegnatore.
Ma solo dopo la fine della guerra, quando l’Italia prese a crescere economicamente in modo
progressivo, la pubblicità divenne per lui un’area fertile da coltivare. L’ottimismo del boom aveva
bisogno di uscire dai canoni classici e perbenistici del passato per approdare a qualcosa di
travolgente sul piano delle idee. I dirigenti televisivi ebbero, con l’invenzione del Carosello pre
serale, dove gli spot avevano tempi lunghi da riempire, un’intuizione geniale. Era un formidabile
contenitore, da offrire alle principali aziende industriali, tale da essere conteso a suon di milioni
di lire. Lo Studio Testa fu inesauribile nello sfornare soluzioni che ebbero un successo immenso.
La Carpano, la Lavazza, la Pirelli, la Sasso, Borsalino, Lines etc divennero, attraverso i
personaggi fumettistici (e non) che proponevano tormentoni divertenti e spassosi (Caballero e
Carmensita, l’ippopotamo azzurro, l’amaro bevuto in mezzo al traffico, la birra sorseggiata da un
baffone impertinente) che inchiodavano (noi ragazzi e giovani in quegli anni) davanti ai poveri
schermi in bianco e nero dell’epoca.
Armando Testa era anche un uomo dedito a campagne umanitarie per la Croce Rossa Italiana
ed Amnesty International. Suo fu anche il manifesto per le Olimpiadi di Roma del 1960.
A Cà Pesaro è possibile ammirare, oltre ad una vasta selezione dei suoi principali personaggi
pubblicitari, anche opere libere come pittore e grafico, che stupiranno per la loro qualità. Si
ispirava principalmente a Mondrian e Malevic, poiché quasi tutte le sue idee avevano basi
geometriche, articolate con spirito innovativo applicato alle esigenze più varie.
Famosissima la poltrona del 1978, ricoperta da fette di prosciutto. Armando disse di questo suo
lavoro: “Quando l’ho realizzata ero veramente felice…l’idea di avvolgermi in doppio petto nel
prosciutto era proprio fisicamente nuova”.
A Venezia, presso la Galleria Franchetti alla Cà d’Oro – aperta fino al 15 settembre 2024

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