Fabrizio Pregliasco: “Se la sanità pubblica fosse un paziente, sicuramente avrebbe bisogno di una terapia intensiva”

Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano e sovrintendente sanitario dell’Irccs Galeazzi, è intervenuto ai microfoni di “Che Rimanga Tra noi”, programma condotto da Alessio Moriggi e Francesca Pierri in onda su Radio Cusano Campus e in radiovisione su Cusano Italia TV, per commentare le ragioni dello sciopero nazionale di 24 ore indetto dai sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing up contro la legge di bilancio 2025, e lo stato di salute della sanità italiana. 

Sono vari gli elementi che in questa giornata di sciopero nazionale i colleghi stanno mettendo in evidenza: dagli aspetti di ordine generale, investimenti economici sulla sanità e organizzazione del servizio sanitario nazionale che non vede una prospettiva, e in secondo luogo aspetti di carattere personale riguardo alle difficoltà operative: sono sottodimensionati, vengono picchiati e aggrediti dai propri pazienti, e il carico di lavoro è gravoso oltre a non poter vedere realizzata negli anni di servizio la naturale progressione di carriera” ha dichiarato Pregliasco, aggiungendo: “Questo riguarda sia i medici che i sanitari in generale, i tecnici e gli infermieri che sono, tra l’altro, coloro che mancano di più in termini numerici e che costituiscono l’ossatura del servizio sanitario nazionale.” 

La legge di bilancio 2025 è un intervento solo di tipo economico che tampona gli aspetti molto contingenti del sovraccosto. Quello che questo governo e un po’ tutti hanno tentato (ed è questa la sfida) è una riorganizzazione del servizio sanitario nazionale. L’emergenza Covid 19 ha costituito uno stress test di uno stato delle cose già fortemente compromesso: la pandemia ha evidenziato la mancanza di servizi sul territorio e nuove modalità di lavoro che hanno anche contribuito a destabilizzare i sanitari” ha evidenziato Fabrizio Pregliasco.

 
Le novità diventano spesso criticità al momento della loro attuazione, il problema resta la sostenibilità. Ad esempio, inserire più slot per le visite specialistiche è un pannicello caldo se non si va alla radice di un’ottimizzazione. L’elemento che m’inquieta è questo: il 30% della popolazione, tra i fragili e gli anziani, nelle statistiche assorbe il 70% delle risorse della sanità pubblica. Le categorie fragili soffrono di patologie spesso croniche che, se non godono di una specifica attenzione e non sono prese in carico, contribuiscono ad aumentare i costi di gestione dovuti all’aggravarsi delle malattie in circolo vizioso senza conclusione. Se immaginassimo la sanità pubblica come se fosse un paziente sicuramente avrebbe bisogno di una terapia intensiva” ha aggiunto Pregliasco.

Le risorse sono mal distribuite, molti colleghi medici sono attirati da quelle specialità che sono più vantaggiose in termini di qualità di vita e di possibilità di stipendi, quelle più dure come la medicina d’urgenza non piacciono perché sono un lavoraccio che, l’emergenza Covid19 ce lo ha dimostrato, costringe a estreme conseguenze. L’infermiere ha uno stipendio che sostanzialmente rimane fisso, è attualmente un lavoro che non ha prospettiva di crescita né economica né professionale, quindi non si vede l’ora di andare in pensione. 
Lo sciopero è necessario in questa fase per richiamare tutte le istituzioni, ma anche noi stessi, a superare vecchie vischiosità che hanno finora solo creato problematiche
” ha così concluso Pregliasco.

Per ascoltare l’intervento di Pregliasco: https://www.cusanomediaplay.it/puntata/1747/medici,-infermieri,-dirigenti-sanitari:-il-sistema-si-ribella-per-non-sparire-e-altri-disincanti

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