I 90 anni di Clint Eastwood, l’Uomo senza nome diventato una leggenda del cinema Ha interpretato oltre 60 film, nella sua carriera di attore, regista, produttore e compositore e ha vinto 5 Oscar, di cui 2 come miglior regista: nel 1993 per Gli spietati e nel 2005 per Million Dollar Baby –
30 MAGGIO 2020 L’ultimo film diretto da Clint Eastwood, sul set a 89 anni, è uscito lo scorso dicembre: Richard Jewell. E’ la storia (vera) di una guardia di sicurezza della AT&T, che scongiura l’esplosione di una bomba alle Olimpiadi del 1996, ma viene ingiustamente sospettata dall’FBI e perseguitata dai media. Nel cast, Paul Walter Hauser, al suo primo ruolo da protagonista, e Kathy Bates che per la sua interpretazione ha ricevuto la candidatura agli Oscar e ai Golden Globes. Il 31 maggio Clint Eastwood di anni ne compie 90 e non ha annunciato nessun ritiro: “Spesso mi chiedono perché non vado in pensione. Sono una persona curiosa, da sempre, mi piace scoprire cose nuove, espandere gli orizzonti”. La pensa così e adesso ha pure il vantaggio, sono sempre parole sue, “di poter scegliere i ruoli che gli piacciono davvero”. Nato a San Francisco nel 1930, deve la sua fama agli spaghetti western. La “trilogia del dollaro” lo ha consegnato alla storia. Quando lo sceglie, prima “Per un pugno di dollari”, poi “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto, il cattivo”, Sergio Leone cerca una maschera più che un attore ed Eastwood, disse il grande regista, “a quell’epoca aveva solo due espressioni: con il cappello e senza cappello”. Quando Clint accetta di partire per l’Italia, dopo una trattativa serrata con la Cbs che non voleva lasciarlo andare (era il protagonista della serie “Gli uomini della prateria”), lo fa perché ha riconosciuto nella trama di “Per un pugno di dollari” i film di Kurosawa cui pure Hollywood aveva reso omaggio con “I magnifici sette”. Per caratterizzare il personaggio dell’Uomo senza Nome, Leone gli impone un cappello e un sigaro toscano: una sofferenza continua per lui che detesta il fumo. Ma da quell’iconico personaggio nasce la sua fortuna e un cliché inedito nella storia del western. Eastwood torna in patria senza sapere degli alti incassi della pellicola ed è persino sorpreso quando Leone lo richiama l’anno dopo sul set di “Per qualche dollaro in più”. “Il buono il brutto il cattivo” del ’66 è un successo internazionale, ma i tre film approdano a Hollywood solo dopo il 1967. Al western Clint Eastwood sarebbe tornato più e più volte, sia come attore (“Impiccalo più in alto”) che come regista (“Il cavaliere pallido”), fino all’epopea de “Gli spietati”. –