Nel 2014, in occasione del centenario della nascita di Toti Scialoja, venne inaugurato (dopo
molte peripezie) il museo romano dedicato al pittore e alla moglie Gabriella Drudi. Parliamo di
un artista di grande spessore, che ha avuto al suo fianco una intellettuale con la quale riusciva a
confrontarsi in continuazione, arricchendo il suo già prolifico interesse verso la scrittura (è stato
un poeta molto interessante) e la critica d’Arte (assai rara tra gli artisti nazionali).
Scialoja è stato un creativo curioso, nel senso più ampio del termine. Ha praticato in modo
efficace la scenografia, soprattutto per il teatro, con esiti sovente felici. Lontano da tentazioni
realistiche, che in Italia hanno comunque determinato interessanti ed apprezzati pittori e
scultori, ha preferito affiancare la sua poetica a movimenti pittorici collegati ad esperienze
europee d’avanguardia.
Alcuni suoi lavori, come la scenografia de “l’opera dello straccione,” vennero proibiti o censurati
dall’autorità fascista, provocando in lui una ripulsa verso il regime.
Riuscì comunque a partecipare, in un epoca ostile agli artisti considerati dei “degenerati”, a
mostre quasi clandestine insieme ad Emilio Vedova. Scialoja aveva una sua personale visione
del mondo, lontana dai canoni allora prediletti, tendenti ad esaltare le imprese della dittatura.
Dopo l’armistizio, si unì ai partigiani sino alla fine del conflitto.
Nel dopoguerra, trovò finalmente la libertà di esprimere apertamente le proprie idee,
abbandonando senza rimpianti ogni affiliazione al Cubismo e all’Espressionismo che lo avevano
costretto ad una correlazione troppo marcata.
L’Informale, il movimento italiano più originale dell’arte contemporanea del periodo, lo trovò tra i
fondatori, anche se (a differenza di Burri) preferì declinare la sua poetica verso un connubio più
stretto con l’Astrattismo (insieme a Scanavino). Viaggiando negli Stati Uniti, si unì idealmente a
pittori come De Kooning e Mark Rothko, che avevano inventato “l’Espressionismo Astratto.
Negli Anni Sessanta Scialoja intensificò le sue poliedriche attività, che oltre la pittura, mai
abbandonata, si caricarono di racconti e fiabe per i bambini, poesie e saggi. Fu capace di
scrivere, con l’efficacia di uno storico, lucide valutazioni in merito allo sviluppo dell’arte in Italia.
La casa museo raccoglie molti dipinti, disegni, progetti, in grado di far comprendere la validità di
un artista che non si è mai fermato nella ricerca. Lo dimostra la notevole biblioteca,
comprendente anche innumerevoli documenti ed opere della moglie Gabriella Drudi, acuta
scrittrice e saggista da riscoprire.
Casa Museo Scialoja Drudi – Via Santa Maria in Monticelli, 67 – Roma
Visite su prenotazione – tel. 06 68809900 – email info@totiscialoja.it