a cura di Oriano Bertoloni :
Villa Mimbelli a Livorno
è una splendida dimora ottocentesca, appartenuta nel passato ad una facoltosa famiglia di mercanti. E’ la sede di un importante museo cittadino, dedicato al
grande pittore macchiaiolo.
Al pianterreno presenta alcune sale dagli stili orientaleggianti, che si mescolato a sobri saloni d’epoca ben restaurati e illuminati. Di notevole interesse l’area dedicati ai primitivi toscani: la “Crocefissione” di Neri di Bicci mantiene l’impostazione gotica, ma il ladrone di destra, tormentato e incurvato, è pienamente rinascimentale. Anche una tavola del “Maestro della Natività di Castello”, che si ispira chiaramente a Filippo Lippi, è meritevole di una sosta per la grazia dei tratti.
Per la salita al piano nobile stupisce lo scalone dalle colonnine in maiolica, illuminato da uno spettacolare lampadario che domina l’entrata della parte più pregiata del palazzo. Nella prima sala un paesaggio giovanile di Amedeo Modigliani, gloria artistica livornese insieme a Fattori. Belle due nature morte di Oscar Ghiglia, del 1920, dagli intensi colori.
Nella sala che ospita le opere del futurista Peruzzi, un dipinto dedicato al Santuario della Madonna di Montenero, affascinante per la delicatezza dei toni con cui viene espressa la devozione. Un’altra sala ospita il bozzetto dei “Quattro Mori” in gesso di Pietro Tacca (eseguito intorno al 1617), che è il monumento simbolo della città. Al soffitto un affresco ottocentesco di Annibale Gatti, rappresentante in modo realistico l’opera d’arte appena citata.
Al secondo piano c’è il Museo Fattori, che è la sezione più importante di Villa Mimbelli. “Assalto alla Madonna della Scoperta” del 1868, ci accoglie commovendoci: è una scena di battaglia prorompente, con l’immagine di un soldato caduto persino troppo realistica. Di fianco il cavalletto originale del grande maestro, su cui è poggiato un piccolo olio (forse l’ultimo da lui dipinto) del 1908.
Di grande efficacia “Insieme a mandrie maremmane” del 1893, in cui il buttero e il suo cavallo sembrano intenzionati a rovinarci addosso. In un’altra sala
“I buoi” del 1890, in cui gli animali assumono una posizione secondaria per dare evidenza agli alberi, che sono i veri protagonisti. In una sala alcune opere di Angiolo Tommasi, tra cui uno splendido ritratto di un’altra gloria cittadina: Pietro Mascagni. Bello an- che “La culla” del 1882, con una donna col bambino ed un meraviglioso paesaggio toscano sullo sfondo.
La sala dedicata a Vittorio Matteo Corcos ci offre un bellissimo ed insolito ritratto di Garibaldi del 1882, dai tratti malinconici. Da ammirare anche i ritratti femminili di Giovanna Mimbelli (1924) e Gilberta (1927) intensi e vividi. Da non perdere il “Garibaldi” di Plinio Nomellini del 1907. E’ un dipinto visiona- rio, e quasi divisionista. L’uomo mito del Risorgi- mento assume una posizione secondaria nei confronti del coraggioso trombettiere in primo piano, con sullo sfondo una miriade di camicie rosse in attesa della battaglia.