Una storia di sport e di coraggio, di libertà e di lotta contro ogni discriminazione. Diretto da Yasemin Şamdereli, in collaborazione con Deka Mohamed Osman, dall’omonimo romanzo di Giuseppe Catozzella (edito in Italia da Feltrinelli), “Non dirmi che hai paura” è stato presentato oggi, giovedì 17 ottobre, in Concorso alla ventiduesima edizione di Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del cinema di Roma diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli.

Il film racconta la vita della giovane velocista somala Samia Yusuf Omar che partecipò alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Nata a Mogadiscio, in Somalia durante la guerra civile, Samia scopre fin da bambina di avere talento nella corsa: è veloce, talmente veloce da sognare di diventare la più veloce di tutto il paese. E così inizia a correre tutti i giorni per migliorare le sue prestazioni, incitata dal suo giovane amico Alì che s’improvvisa suo allenatore. Corre di giorno e anche di notte, negli stadi vuoti, tra le strade dissestate e polverose, lontano dagli occhi dei miliziani armati protagonisti di tante feroci rappresaglie che mal vedono le donne atlete. Con le scarpe usate e la sciarpa in testa, Samia guarda avanti e continua a correre, perché correre è la sua passione, la sua grande ambizione: perché la corsa la rende libera. Nel 2008 Samia arriva a rappresentare la Somalia ai Giochi Olimpici di Pechino ma qui, la fascia bianca di spugna in testa che le aveva regalato anni prima il padre e il corpo scattante ma sottile come un giunco, arriva ultima nei 200 metri femminili. Perde eppure tutti la salutano come se avesse trionfato: a soli 17 anni ha il coraggio di gareggiare senza velo davanti a milioni di persone e di sfidare le leggi degli integralisti islamici. Diventa il simbolo di riscatto per tutte le donne oppresse del mondo. Quando torna in Somalia, viene presa di mira dai governanti del paese. Per continuare a inseguire il suo sogno, Samia non ha scelta: deve intraprendere il terribile viaggio verso l’Europa. E così corre attraverso il deserto, oltre le prigioni della Libia, fino al mare dagli scafisti che la attendono mentre guarda alle Olimpiadi di Londra 2012, dove non arriverà mai.

Non dirmi che hai paura” è un racconto duro e al contempo poetico sulla forza dei sogni e la determinazione di una giovane donna a cui il padre aveva insegnato a non avere paura. Un film che riesce a mescolare la durezza della cronaca al realismo magico. Un’opera che non si sofferma mai sul dolore ma sull’università della forza dei desideri e delle aspirazioni personali e in cui tutti possono riconoscersi. “Quando abbiamo letto il libro di Catozzella siamo state subito rapite dalla storia di Samia – dice la regista Yasemin Şamdereli che dirige il film con Deka Mohamed Osman. “La sua vicenda ci ha toccato profondamente, come donne, come esseri umani e come registe dovevamo raccontarla e fare in modo che non fosse dimenticata, perché tanti esseri umani sono costretti a fuggire dai loro paesi a causa soprattutto delle guerre”. Per Şamdereli, la storia di Samia non riguarda solo il mondo musulmano. “È un problema mondiale: le donne devono ancora affrontare tante discriminazioni, anche in Europa. Non sono gli altri ad avere questo problema – puntualizza – è un problema sistemico in tante culture”. E aggiunge: “Ho un background musulmano ma provengo da una famiglia piuttosto liberale per cui spesso sentiamo il bisogno di dimostrare che non c’è un solo modo di essere musulmani al mondo. Ma la storia di Samia è una storia emblematica – prosegue – e dimostra quanto le donne possano essere forti, potenti e determinate: dobbiamo lottare, sempre”. E aggiunge: “Le nostre voci però si stanno facendo sentire sempre di più: non ci fermeremo finché non saremo trattate alla pari, perché i diritti delle donne sono diritti umani e basta”.

Unico film italiano presentato al Tribeca Film Festival di New York nel 2024 dove si è aggiudicato la Menzione Speciale della Giuria, “Non dirmi che hai paura”, prodotto da Indyca con Rai Cinema, Neue Bioskop Film, Tarantula, Bim Produzione e Momento Film, arriva in anteprima ad Alice nella città prima di uscire nelle sale italiane distribuito da Fandango. “L’Italia sta attraversando un momento di difficoltà nel gestire i rifugiati e l’Unione Europea non sta facendo quello che dovrebbe fare, assicurandosi che ogni paese accolga la stessa quantità di persone – dichiara Şamdereli -. Per questo mi auguro davvero che il film possa raggiungere i cuori delle persone”.

Il film non vuole essere però un pamphlet contro l’Occidente incapace di comprendere il fenomeno migratorio, piuttosto un inno alla vita e alla forza dei sogni, per guardare con empatia verso chi ogni giorno fugge dalla fame, dalla guerra e dalla miseria per conquistare la propria libertà, il diritto alla vita e alla scelta. Un film che è anche una dichiarazione d’amore nei confronti dello sport che rappresenta una straordinaria occasione di riscatto. “Lo sport può essere un hobby e contribuire alla salute fisica e mentale delle persone – spiega la regista Şamdereli – ma può essere anche uno strumento per migliorare le proprie condizioni di vita. Non è un caso – sottolinea – se alcuni dei più straordinari atleti provengano da ambienti poveri. Lo sport può cambiare tutto ed è per questo che è importante incoraggiare le ragazze e i ragazzi, ma soprattutto le ragazze a praticarlo. Sarebbe un mondo bellissimo se tutti i bambini e le bambine del mondo potessero decidere in autonomia ciò che vogliono fare e vogliono diventare”- conclude.

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