GLI INCUBI DI FREUD

TORNANO CON

E Poi Non Ridi Più

RADIO DATE DAL 15 DICEMBRE

“E Poi Non Ridi Più”, per la band Marchigiana è il secondo singolo in collaborazione con la Red Owl Records, con distribuzione Orangle Records, INgrooves, Universal Music Italia

E poi non ridi più è un monito in apparenza molto scanzonato ma in realtà sottilmente caustico, a mantenere  viva e rigogliosa una delle espressioni umane che negli ultimi anni ha visto il declino più sottostimato, ed è stata spesso bistrattata e ridicolizzata: la risata.  

Nei social questa cosa è particolarmente rimarcata, perché quando si vuole evitare un dibattito si ride dell’altro,  si cerca di renderlo ridicolo ponendo malamente l’attenzione su presunte risa suscitate da una posizione che si  trova assurda e contraria alla propria. 

Questa supponente presa di posizione si anima con pacatezza nelle strofe della canzone, dove vengono esposte  contraddizioni del comportamento umano che sarebbero realmente riprovevoli, risibili. Le dicotomie attingono sia dal mio personale vissuto, ma sono anche bias emotivi e cognitivi che io trovo  estremamente sgradevoli in chi li professa con tanto di ghigno spavaldo al seguito. Ovviamente queste  manifestazioni sono del tutto iperboliche, proprio per rimarcarne l’assurdità. 

Mi vergogno dei miei desideri rispetto le mie paure 

lavo l’auto solo sotto alla pioggia nuoto con la bandiera rossa 

prego soltanto quando non vado a messa 

grido aiuto in cima alla montagna sussurro  

la mia esuberanza a valle dove sono ottimista ma in foto imprimo il negativo 

vanità da specchi di legno 

Nei ritornelli c’è un classico proverbio rivisitato ad hoc per il contesto, atto ad essere facilmente ripetibile,  proprio per l’aggancio col famoso adagio del pane e i denti 

Chi ha il pane ha il companatico marcio chi ha i denti  

mangia solo minestra ride sotto a baffi finti 

Chi ha il pane ha il companatico marcio chi ha i denti  

resta sempre accigliato ride usando una dentiera 

Questo per sottolineare che magari disporremmo anche del potenziale per ridere davvero, di gusto, come gesto  di condivisione ed apertura verso il prossimo, ed invece preferiamo chiuderci nella nostra bolla di lamentele,  ignorando quanto potremmo ritenerci soddisfatti di quello che già abbiamo.  

Nel bridge questo complessivo senso di incompiutezza e insoddisfazione vira invece in un appello passivo  aggressivo a sorridere, anche di situazioni paradossali e assurde, quelle per cui la probabilità di esserne derisi  aumenta esponenzialmente. 

Rideresti per me, rideresti se 

leccassi nevischio grigio 

abbracciassi un fuoco d’artificio 

usassi il rimmel al dentifricio 

dal mondo m’hanno diviso 

sono il gemello inviso alla buona società 

Una risata vi seppellirà 

Una risata vi seppellirà 

Una risata vi seppellirà! 

E si va verso il ritornello finale, uguale nei precedenti, se non col rimarcato appello che le occasioni per ridere,  vengono sempre meno, se ci si pone con un atteggiamento supponente nella vita. 

Musicalmente il brano nasce e si sviluppa al giro di basso della strofa, questo walking-bass che trasmette subito  una certa spensieratezza ed allegria, non per niente le chitarre armonicamente sono state invitate a conferire la  medesima intenzione. 

In uno strano slancio creativo il secondo elemento compositivo che ha preso forma, e su cui si fonda lo spirito  della canzone, è stato il solo di chitarra del bridge. Ero sin convinto sin da subito che ad un determinato punto 

della canzone, dall’atmosfera allegra e spensierata, si dovesse passare ad un momento onirico e riflessivo, con  accenni di distopia malata (elemento colto alla perfezione nell’arrangiamento di Frank Micucci, il nostro  produttore) introdotta dai synth e gli arpeggiatori, ma soprattutto dalle risa beffarde che crescono di intensità  fino a culminare nell’ultimo ritornello.  

Quel particolare bridge lo trovo uno dei punti più ispirati della mia composizione, e sono davvero felice che nel  videoclip del brano, che ho realizzato col mio amico videomaker Gianluca David, questo momento musicale  goda di una particolare cura nelle riprese e nel montaggio, riuscendo a trasporre perfettamente in immagini  quello che la musica vuol suggerire. 

Come dico spesso, non scrivo pensando di dover omaggiare particolari riferimenti musicali, sono piuttosto  istintivo. Solo in seconda battuta riesco a carpire dove i miei ascolti preferiti possono avermi indirizzato. Ecco, se dovessi accostare “E poi non ridi più” a musica del passato, ci sento sicuramente molto di “Seven days  in the sun” dei Feeder (2001… miseria quanto sono vecchio di ascolti!) in uno strano mash up con un primo  Samuele Bersani. 

Video Clip di

E POI NON RIDI PIU’

GUARDA IL VIDEO IN ANTEPRIMA

Scritto, diretto, montato da Joshua stesso de Gli incubi di Freud, girato da Gianluca David, il videoclip di “E poi non ridi più” è ambientato nella birroteca “Beer Bang” di Macerata. Il video si propone il semplice intento di  coinvolgere in prima persona clienti e titolari della birroteca stessa, che diventano interpreti del testo della  canzone, recitato in piccoli sketch di lip sync.  

Nel primo ritornello viene rappresentato visivamente il paradosso del non sapersi accontentare di ciò che già si  ha. 

Joshua è disgustato nel mangiare un panino vero, Alessandro e Massimiliano degustano con moderato  entusiasmo dei panini giocattolo (gli stessi che compaiono nell’artwork del singolo) ed Andrea K è  incredibilmente felice al solo immaginare un hamburger che non esiste. 

Il secondo ritornello vede protagonista una giocosa slot machine con protagonisti gli attori del video, dove a  risultare vincenti sono solo le risate simultanee di Andrea Di Basilico, il titolare del Beer Bang.  Da cui si giunge al bridge della canzone, dove finalmente vediamo Gli incubi di Freud imbracciare gli strumenti in un concitato montaggio di musica suonata. 

Si sfocia quindi al ritornello finale, dove a far da sfondo all’esibizione musicale della band ci sono tutti gli attori  e le comparse, che cantano a gran voce il refrain. 

Il tono del video è molto giocoso e ilare, pur coi suoi momenti riflessivi, mantenendo quindi una coerenza col  tono della canzone. Per le sequenze di lip sync e in alcuni tratti del suonato Joshua si è affidato alla tecnica di  speed ramping per conferire ora fluidità ora frenesia alle scene.

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