MELA

DA DACIA MARAINI

Produzione

 Perfomer-Espressione Applicata

Regia: Emanuela Rolla

Aiuto regia: Luca Maschi

Personaggi ed interpreti:

Mela: Rita Consoli

Rosaria: Roberta Piagneri

Carmen: Emanuela Rolla

Scenografia: Luca Maschi

Luci: Luca Maschi e Emanuela Rolla

Costumi: BibiViola

Acconciature/parrucco: Marica Biancalani

Sabato 25 novembre ore 21

Teatro Il Sipario Strappato

Via Marconi 165, Arenzano (Genova)

Va in scena sabato 25 novembre (ore 21) al Teatro Il Sipario Strappato (Genova), MELA con la regia di Emanuela Rolla, uno spettacolo di sole donne che nella loro non facile routine hanno comunque necessità della vita l’una dell’altra.

Siamo nell’Italia di provincia del 1981.

Tre donne, tre generazioni a confronto: Nonna, Madre e Figlia, convivono da sempre all’interno delle quattro mura domestiche. Il centro vitale di tutto è la cucina dove prende vita l’intero testo diviso in due atti.

“Questa è una commedia amara o forse tragicomica. È un testo molto complesso che a prima lettura sembra scivolare via come una spassosa commedia, ma più lo si legge e più emerge la sua complessità. Posso dire che è un dramma travestito da commedia grazie alla sapiente scrittura della Maraini”.

Tutto si svolge nella cucina, simbolo per eccellenza del focolare domestico, che evidenzia ed esalta uno dei temi principali dell’opera:  l’incomunicabilità, forse il fallimento dei rapporti familiari; dove prende vita l’intera storia di queste tre donne: Mela, Rosaria e Carmen, le protagoniste della commedia di Dacia Maraini “Mela”, che propongono tre diversi modi di intendere la vita. Sono tre generazioni a confronto con tre visioni differenti del mondo.

I dialoghi spesso serrati e mai scontati sotto le righe sono pieni di riflessioni, lasciando talvolta, tra le risate,  una sorta di amaro in bocca.

Una nonna, una madre, una figlia in una convivenza forzata dove i rispettivi character emergono in maniera evidente.

“Sono tre bellissimi personaggi, complessi e piuttosto ingombranti , ognuno con la propria unicità.

In questa storia, che ha richiesto un profondo lavoro a tavolino per non cadere in facili cliché,  la figura maschile è totalmente assente: non ci sono mariti, non ci sono padri, non ci sono compagni; aleggia  per tutta l’opera la figura di Costante, compagno di Rosaria, mai presente in scena, assumendo così  un ruolo fondamentale se pur nell’assenza.

La casa, e  ancora di più la cucina, diventa come una sorta di gabbia all’interno della quale convivono forzatamente le protagoniste, che si rincorrono in maniera frenetica scatenando infuocate diatribe tra loro, senza mai comunicare realmente lo stato delle cose,  ponendo in diversi frangenti in secondo piano il legame di sangue che le unisce e i sentimenti che provano l’una per l’altra, evitando così di incontrarsi veramente e pienamente, come se  occuparsi realmente dell’altro fosse qualcosa di impossibile o devastante.

La scena ideata e creata da Luca Maschi è una cucina (la cucina semplice di una famiglia piccolo borghese/proletaria) ed i costumi abiti vintage originali sono di BibiViola.

Questo è un  testo di grande spessore e che,

contemporaneamente fa sorridere nella sua scorrevolezza e, a poco a poco, fa riflettere su grandi temi.

In queste piccole quattro mura emergono i tre caratteri femminili e tre generazioni differenti: Mela, la nonna, eccentrica, moderna, egocentrica,  e dedita esclusivamente ai piaceri della vita; Rosaria la figlia di Mela, ex sessantottina vive di ricordi e proclama a voce i grandi temi della rivoluzione e del femminismo ma vittima del suo senso di colpa è esattamente l’opposto di tutto ciò, una martire che lavora per mantenere madre e figlia,  e poi c’è Carmen, nipote di Mela e figlia di Rosaria giovane, scontenta, pigra,  indifferente ai grandi temi politici della madre con un segreto difficile da svelare.

È una convivenza forzata tra la cecità rivoluzionaria e melanconica di Rosaria, il vivere alla giornata di Mela che si aggrappa quasi in maniera grottesca all’idea di se giovane e Carmen,  cresciuta in mezzo a due figure ingombranti come la nonna e la manna,  anche se per motivi diversi, forse è l’unica che prova a dire come stanno le cose.

Questa commedia amara della Maraini è una fotografia della famiglia e di tutti i suoi meccanismi contorti, a volte malati, spesso complessi. I dialoghi sono serrati, viaggiano veloci e tra le righe emerge l’amaro e la profondità del dramma umano.

Nella cucina di casa, luogo di scontri ma mai di reale incontro reale, una nonna, la figlia e la nipote, pur amandosi, non fanno che combattersi per ribadire, ciascuna a suo modo, la loro cocciuta personale visione del mondo. facendo così emergere la comicità del testo diviso in due atti, che viene fuori dallo scontro fra le umane debolezze di nonna Mela e della giovane Carmen contro la cecità rivoluzionaria di Rosaria.

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