Uno spettacolo teatrale per raccontare sei declinazioni sul tema della fuga
Domenica 11 giugno all’Auditorium Centro Sociale Malvaccaro di Potenza in scena con
“Escape” gli allievi adulti de La Scuola sull’Albero. Replica il 18 giugno a Rionero in Vulture
POTENZA – Chi fugge ‘da’ cosa fugge? E ‘verso’ cosa? La fuga è sempre un atto necessario o una
semplice scelta? Ma soprattutto, è un atto di ribellione o una sconfitta? È conquista o rinuncia?
Queste le domande a cui cerca di rispondere, attraverso sei surreali e distopiche declinazioni di
fuga, lo spettacolo “Escape. Sei fughe mancate”, in scena domenica 11 giugno 2023, alle ore 21,
all’Auditorium Centro Sociale “Malvaccaro” di Potenza e in replica il 18 giugno all’Auditorium
Centro Sociale “P. Sacco” di Rionero in Vulture, da allievi e allieve del corso ragazzi e adulti di
Potenza e Melfi de La Scuola sull’Albero.
L’appuntamento rientra nel cartellone di “Chi è di scena?”, la rassegna di fine anno accademico
con gli allievi de La Scuola sull’Albero, la scuola di teatro della Compagnia teatrale L’Albero di Melfi
che quest’anno compie 30 anni. Dal 3 giugno al 7 luglio, a Potenza, Lagopesole, Rionero in Vulture
e Ginosa, sei spettacoli, per un totale di nove recite, saranno portati in scena da 110 allievi-attori
dai 6 ai 50 anni dei corsi di Melfi, Potenza, Lagopesole e Laterza, che hanno scelto di intraprendere
un percorso di crescita personale e artistica attraverso lo studio del teatro.
“Escape”, di Laura Grimaldi e Raffaele Graziano Flore, per la regia di Alessandra Maltempo,
laboratori e messa in scena a cura di Alessandra Maltempo, Gino Marangi e Assunta Gastone, è il
riallestimento dell’opera “Escape. Fughe mancate in due atti”, nata nel 2015 da un’attività di
indagine condotta dalla Compagnia teatrale L’Albero sul tema della fuga in un progetto di
narrazione del territorio attraverso il teatro.
Lo spettacolo apre uno spaccato, tra il sorriso e la riflessione, su una fondamentale questione
esistenziale, proponendo sei piccoli corti teatrali contenenti delle microstorie autoconclusive, che
danno ognuna una diversa prospettiva sull’argomento: dalla fuga da un luogo fisico (un ospedale
psichiatrico e il pianeta Terra) alla fuga da un luogo mentale (gli stereotipi), dalla fuga da un reality
a quella dalla realtà. Fino alla fuga più estrema di tutte: quella dalla propria vita.
Marica, allieva-attrice del corso di teatro per adulti, vede la stessa attività teatrale come possibilità
di fuga dalla realtà: «Come destinazione della mia volontaria e necessaria fuga dall’ordinario ho
scelto il teatro. È il tempo e lo spazio in cui sento di poter ‘essere’ e ‘stare’, a prescindere da ogni
ruolo sociale, togliere la maschera senza temere il giudizio, entrare in relazione per dare e ricevere
emozioni, in uno scambio che è vivo e reale anche nella finzione scenica.»
«‘Fuggire è un gesto sempre un po’ vigliacco’, dice uno dei personaggi di Escape e confesso di
essere stato d’accordo con questa affermazione», racconta Americo. «Eppure in questo
spettacolo, che è un piccolo viaggio diviso in sei micro-tappe, si fugge da situazioni così differenti
che forse bisognerebbe fermarsi un attimo ad approfondire la questione. Perché effettivamente
tutti fuggiamo, anche solo per un attimo, da piccole o grandi responsabilità, da chi non abbiamo la
voglia di affrontare, da una realtà che può essere troppo opprimente, da noi stessi. Allora forse
non si tratta di vigliaccheria, forse è semplice istinto. Fuggire è sopravvivere, sentirsi vivi,
proiettarsi verso qualcosa che ci fa stare meglio, tutti.»
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