Rubrica “I Luoghi dell’arte” a cura di Oriano Bertoloni redazione Terza Pagina Magazine
Il 2 giugno del 1946 gli italiani si recarono al voto in un paese libero, uscito da pochi mesi da una guerra terribile, che aveva portato disastri e lutti. Vent’anni di Fascismo avevano seminato odio e leggi razziali, combattimenti tra opposte fazioni, stragi naziste e bombardamenti massicci sulle nostre città. La catastrofe, dopo il 25 aprile, sembrava cessata ma l’odio, le vendette, oscurarono a lungo il processo democratico che finalmente ci rendeva una nazione in cui ognuno aveva la possibilità di esprimere le proprie idee senza essere imprigionato solo perché non corrispondevano a quelle del potere imperante.
Il 2 giugno del 1946 per la prima volta le donne ebbero la possibilità di votare per i partiti a loro graditi, insieme ai loro padri, ai loro fratelli ed ai loro figli. E donne e uomini votarono anche per il referendum, che proponeva una secca domanda: “Volete mantenere la monarchia oppure l’Italia dovrà diventare una repubblica?”
Il risultato delle elezioni costituenti premiò fondamentalmente la democrazia cristiana, seguita dal partito socialista e dal partito comunista. Anche partiti di dimensioni più piccole, come il partito liberale, i repubblicani ed il partito d’azione ebbero la possibilità di accedere a quella importante opportunità. La componente di destra, apertamente fascista, chiamata “Fronte dell’uomo qualunque” ebbe anch’essa dignità nell’emiciclo costituente con trenta deputati. Nessuno, tra i partiti antifascisti, negò loro di accedere all’agone democratico.
Il 2 giugno del 1946 la maggioranza dei votanti premiò la Repubblica, nonostante la casa reale avesse tentato nei mesi precedenti di accreditare l’erede al trono Umberto (definito il re di maggio) come il volto pulito di Casa Savoia. Troppo fresco il ricordo della fuga di Vittorio Emanuele III, dopo aver firmato l’armistizio con gli americani nel 1943, lasciando in balia della furia dei tedeschi il paese e l’esercito nazionale. Lo stesso re aveva chiuso gli occhi, vent’anni prima, di fronte alla marcia su Roma, consegnando il potere (sino ad allora esercitato dal parlamento democratico) nelle mani di chi quel parlamento lo avrebbe esautorato da ogni potere di controllo sull’operato governativo. Il re permise la nascita di una dittatura da lui sempre appoggiata ed elogiata sino al disastro della seconda guerra mondiale.
Il 2 giugno di ogni nostro anno, dunque, rappresenta per gli italiani il punto di svolta che gli antifascisti vollero (in modo democratico) tracciare per il nostro paese. C’è chi intende nettamente separare la data del 25 aprile del 1945 da quella del 2 giugno del 1946. Storicamente la Liberazione dal Nazifascismo è strettamente legata alla liberazione da una istituzione monarchica che spudoratamente violò il potere liberale accettato dai re precedenti (e a cui l’Italia rende ancora oggi doverosamente onore) per consegnarlo nelle mani di Benito Mussolini.